Ghost in the Shell (Kokaku Kidotai)
di Mamoru Oshii (Giappone, 1995)
Presentato al festival cinematografico di Cannes, questo lungometraggio rappresenta una pietra miliare nell’animazione fantascientifica giapponese: è tratto dal manga più sofisticato ed osannato di Masamune Shirow, già autore di Appleesed e Dominion Tank Police, ed è allo stesso tempo la più personale meditazione autoriale del suo regista, Mamoru Oshii. L’opera infatti ha una sua autonomia narrativa che si discosta dai classici adattamenti pedissequi, esaltando lo spirito originale del fumetto di Shirow, già di per sé troppo complesso per racchiuderlo in un singolo film, e sintetizzandone i nuclei tematici fondamentali con accurata precisione. Lo scontro tra forze politiche e servizi segreti diventa uno sfondo su cui s’innesta (in maniera per una volta del tutto naturale) la lotta tra il “Signore dei Pupazzi”, un hacker capace di rimodellare la percezione della realtà nella mente stessa dei cyborg, e il maggiore Motoko Kusanagi, il cui splendido corpo non è altro che un involucro sintetico al suo “Spirito” umano.Luca Della Casa (da: Catalogo del Future Film Festival 2002 - Ed. AdnKronos, 2002)
Blood – The Last Vampire
di Hiroyuki Kitakubo (Giappone, 2000)
Questo mediometraggio rappresenta l’ultima produzione cinematografica dell’osannato studio Production IG, studio d’animazione dell’eclettico Mamoru Oshii, ora approdato alla regia di film live. Raffinatissimo esempio delle attuali possibilità offerte dalla tecnica giapponese, Blood può essere considerato il vertice dell’animazione di stampo realistico. Il sottotitolo The Last Vampire non lascia dubbi sull’indirizzo scelto nella trama: il genere è l’horror puro, rinato nel mercato giapponese dopo l’esploit nel 1998 di The Ring di Hideo Nakata, ma non riveduto attraverso le classiche fobie della cultura orientale. Infatti i protagonisti sono proprio i vampiri, nella loro forma più “fisica” e demoniaca, veri e propri mostri arcani. E la chiara ispirazione alla letteratura occidentale, nonché la dichiarazione dell’internazionalità della produzione (il film è coprodotto dall’americana Manga Entertainment), è espressa dall’ambientazione anni Sessanta, nella base militare americana a Yokota. L’atmosfera di contrasto fra le due culture e al contempo abbandono alle nuove mode di stampo occidentale è delle più affascinanti, e crea un’insanabile tensione misterica. La giovane eroina della situazione poi, nasconde misteri che richiamano alla memoria la vita del famoso mutante Wolverine. Se l’insolita lunghezza del film fa pensare ad un puro divertissement degli eccezionali autori, una sorta di dimostrazione d’abilità tecnica, la speranza è che possa avere degli sviluppi, magari in una nuovissima serie ad episodi.Luca Della Casa (da: Catalogo del Future Film Festival 2002 - Ed. AdnKronos, gennaio 2002)