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Incontri

Aardman Animation Studios

La Aardman Animation Studios sarà presente al FFF2003 con un doppio appuntamento molto importante. Merlin Crossingham presenterà in anteprima i nuovi dieci episodi della serie Wallace & Gromit, ed in più terrà un workshop dedicato alle creazioni in plastilina più raffinate e difficili, svelando (alcuni) segreti del successo dei film della Aardman. Merlin Crossingham è Key Animator dello staff della Aardman, di cui è entrato a far parte dopo aver seguito il corso preparatorio che la stessa casa di animazione ha gestito in collaborazione con la University of the West of England, dopoessersi diplomato in cinematografia alla Newport Film School. Ha svolto la maggior parte delle sue esperienze nel campo dell’animazione proprio con Aardman. Ha lavorato a Smart Morph e Cable Morph, per la televisione, e curato spot pubblicitari, ad esempio per Walkers “Snack Shack”, Honey Nut Rice Krispies, Daewoo Nubera. Di recente si è occupato dei lungometraggi Chicken Run e Tortoise and Hare. Merlin ha inoltre avuto l’opportunità di filmare il primo test di animazione a passo uno per 3D IMAX.

Blue Sky Studio

Nel 1999 il vincitore dell’Oscar per il miglior cortometraggio animato è stato Chris Wedge, con Bunny. Il film, una produzione indipendente di sette minuti e quindici secondi, era un’amara riflessione sull’invecchiamento, sulla perdita delle persone care e sul momento della morte, vista come passaggio ad un altro piano d’esistenza. Un tema “tosto”, sublimato nella storia dell’anziana e solitaria coniglia Bunny realizzata in computer grafica in modo da sembrare un pupazzo di pelo e stoffa), che vive barricata nella cucina dove prepara un dolce al forno, fino all’incontro/scontro con una falena che scatena in lei una serie di dolorosi ricordi. Dopo la Pixar (Toy Story, Monsters & Co.) di John Lasseter associata alla Disney e la Pdi (Z la formica, Shrek) partner della DreamWorks, è così salita alla ribalta la Blue Sky di Chris Wedge, che ha rilanciato la Fox nel campo dell’animazione, dopo i deludenti risultati economici ottenuti dalla collaborazione con l’esule.

Dario Picciau

Dario Picciau è l’autore pieno di talento del film “L’Uovo”, che sarà presentato in anteprima assoluta al FFF2003. Picciau è nato a Milano nel 1975. Nel giugno 1995, si è diplomato disegnatore grafico pubblicitario presso il Caterina da Siena di Milano e ha concluso i corsi di multimedialità presso IBM Semea di Segrate (MI). Poco dopo ha assunto la carica di direttore creativo per le riviste su carta e CD-Rom “PC-Rom Interactive” e “CD magazine”. Ha curato la direzione multimediale e artistica della rivista su CD-Rom “MacPower Interactive”. Tra le numerosissime esperienze lavorative, ha diretto il progetto Psico Tunnel, una delle prime postazioni di Realtà Virtuale interamente italiane sia relativamente al design della macchina che al software. Nel 2002 è socio di un’agenzia di pubblicità di nuova concezione: Mida, Digital Marketing. Contemporaneamente, inizia la produzione e direzione del suo primo film digitale: L’uovo. Si è aggiudicato il Macromedia Award 2002, uno tra i più importanti riconoscimenti riservato a progetti di creatività sul web.
Sul film “L’Uovo”, quale descrizione migliore se non una frase scelta dagli stessi autori: “Mentre eseguiamo un’azione, mentre compiamo una scelta, siamo convinti che vi siano delle opzioni. Opzioni, Soggetto agente, Scelte, Decisioni: sono gli slogan di cui si nutre l’Io. Ma se alziamo per un attimo gli occhi dall’azione in cui siamo impegnati e ci fermiamo per un istante a riflettere, ecco l’implacabile sorriso di Necessità a dirci che, qualunque scelta effettuiamo, è esattamente la scelta richiesta da lei. Non può essere altrimenti. Nell’istante in cui la decisione è presa, essa è necessaria. Prima della decisione, tutto è ancora aperto davanti a noi. Perciò, assurdamente, Necessità si fa garante solo del rischio: in ciascuna decisione rischiamo tutto, anche se poi ciò che alla fine viene deciso diventa immediatamente necessario”. (James Hillman, The Souls Code).

Framestore-CFC

Freschi freschi dall’aver realizzato i titoli di testa di Die Another Day, ultimo film della interminabile serie di James Bond, quelli della Framestore di Londra hanno in realtà all’attivo un passato pieno di glorie digitali. Giocare col fuoco, col ghiacchio e con gli scorpioni: combinare gli stereotipi del genere con la novità dell’ultimo episodio di 007 è stata solo la loro piccola ultima fatica. I titoli di testa sono sempre stati un campo di sperimentazione abbastanza libero dagli schemi tradizionali della cinematografia: Saul Bass è un esempio eclatante per tutti. Ancora, i titoli di testa dei film sulla Pantera Rosa di Blake Edwards rappresentano uno straordinario segno che dà un clichè ed uno stile all’intero film, dalle prime battute. E non a caso i titoli di testa citati sono realizzati in animazione: per lasciare il segno della sintesi dell’intero film o in certi casi del “gruppo di film”, quale strumento migliore di uno che già ha in sé il carattere stilistico sintetico? Per raccontare tanti film anche recenti i titoli di testa sono più che sufficienti: basti pensare a Four Rooms di Quentin Tarantino, piuttosto che a Fight Club di David Fincher, o a X-Men di Bryan Singer.
Framestore per diversi film si è occupata di creare intere scene o elementi digitali in contesti live: da Blade II a Resident Evil, da Mummy Returns a Mission Impossible II. Far correre un albero o esplorare le profondità antartiche, torcere un vampiro o congelare un gatto sono tutti giochi e trucchi perfetti per corrompere il reale e far apparire a tutti la bellezza del fantastico, dell’irreale e dell’assurdo. Framestore è in realtà famosa soprattutto come casa di produzione della fortunatisasima serie di filmati scientifici sui dinosauri, che è andata in onda anche in Italia: Walking with Dinosaurs creata per la BBC Science.

Godfrey Reggio

Nato a New Orleans nel 1940 e cresciuto nella Louisiana sud occidentale, Reggio entra nei Christian Brothers, l’ordine pontificio della chiesa cattolica romana, all’età di 14 anni. Dedica 14 anni della sua adolescenza e della giovinezza al digiuno, al silenzio e alla preghiera. Durante gli anni sessanta vive nel New Mexico, dove insegna alla scuola elementare, media e superiore. Grazie ai fondi da parte dell’American Civil Liberties Union, nel 1974 e 1975 si occupa dell’organizzazione di una campagna multimediale di interesse pubblico, che focalizza l’attenzione sulla violazione della privacy e sull’uso della tecnologia per controllare il comportamento. Koyaanisqatsi rappresenta il debutto di Reggio come regista. È il primo film della trilogia Qatsi. Il titolo è una parola nella lingua Hopi, la lingua delle tribù indiane del Nord America, che significa “vita in disequilibrio”. Realizzato tra il 1975 e il 1982, il film riproduce una visione apocalittica provocata dallo scontro di due mondi opposti, la vita di città e la tecnologia da una parte, e l’ambiente dall’altra. La colonna sonora è curata da Philip Glass.

Juan Antin

Juan Antin è il giovanissimo autore del lungometraggio Mercano el Marciano che sarà presentato in anteprima italiana al FFF2003. Regista, sceneggiatore e produttore, Antin è nato a Buenos Aires nel 1969. Ha studiato Computer Science presso l’Università di Buenos Aires, Animation all’Istituto de Artes Cinematogràficas di Avellaneda (Argentina), e 3D Animation a Montreal, dove ha conseguito la qualifica di istruttore per Softimage 3D. Nell’animazione di Antin i colori sono caramella, tutto è orbido e accogliente e il baraccone per intrattenere il pubblico è più che sapiente; ogni personaggio ha una personalità definita, ogni oggetto ha un significato tratto dagli stereotipi della fantascienza recente e passata, e dalla vita argentina contemporanea. Juan Antin racconta con i suoi disegni come una generazione cresciuta a forza di videogiochi e cartoons possa diventare proprio per questo estremamente creativa e versatile nell’uso delle nuove tecnologie digitali. Ancora, il racconto prosegue con una lucida e scanzonata presa in giro della generazione degli arricchiti, che vedono in Mercano la soluzione brillante ad ogni crisi economica. Vince la generazione MTV, che si fonde con quella Simpsoniana e deve fare i conti con il mix delle culture per sopravvivere, tenendo sullo scaffale degli ingredienti una dose molto potente di autoironia.

Mike Figgis

Interessante autore per il panorama dei registi sperimentali nel campo delle nuove tecnologie digitali, Mike Figgis affonda le sue radici nel teatro sperimentale e nella musica, che sono solo due delle principali influenze che contribuiscono alla visione creativa presente in tutti i suoi film e documentari. Da una carriera che comprende undici film lungometraggi, Figgis emerge quale cineasta visionario che ha raggiunto il successo con i rischi che ha corso. Nonostante abbia diretto film mainstream come Affari Sporchi (1990) con Richard Gere, il regista inglese ha sfoderato il suo più più eclettico stile personale in film come Stormy Monday (1988), una prova molto elegante di film noir, di cui è anche autore della sceneggiatura, e Liebestraum“(1991). Altri film diretti da Figgis sono Mr. Jones (1993), di nuovo con Richard Gere e il remake di I ricordi di Abbey (1994) di Terrence Rattigan. Nel 1996, il regista ha conquistato l’unanime consenso della critica internazionale per il suo film Via da Las Vegas, di cui ha curato regia, sceneggiatura e colonna sonora. Questo film è stato candidato a quattro premi Oscar. Lo stesso anno Figgis ha scritto, diretto e musicato un altro film, Complice la notte, distribuito a livello internazionale. The Loss of Sexual Innocence, proiettato in anteprima al Sundance Film Festival, è stato ufficialmente selezionato per partecipare al Festival Cinematografico di Berlino. Il suo ultimo lavoro si intitola Hotel (2001), film con cui Figgis esplora le possibilità di fare film in digitale.

MIT - ROBOTIC LIFE GROUP

Le cose pensano, attraverso l’uomo, e assumono una vita propria.
I robot stanno intrigando sempre di più la scienza che studia le nuove tecnologie, proprio grazie al fatto che essi hanno una grande potenzialità di giocare un ruolo ricco e rilevante nel nostro mondo fisico e sociale. Prendendo ispirazione dalle scienze sul comportamento animale e umano, l’obiettivo del laboratorio Robotic Life interno al Medialab del Massachussetts Institute of Tecnology è quello di costruire creature robotiche che possano interagire con noi, comunicando e imparando da noi il nostro linguaggio. Lo scopo è quello di costruire una scienza che studi l’interazione tra l’uomo e la macchina-robot, dando alla ricerca una natura interdisciplinare. I campi d’intervento sono quelli del pattern narrativo generato dai robot, e ancora lo sviluppo di tecnologie che consentano alle macchine un’alta sensibilità riferita ai cinque sensi, il riconoscimento e la sintesi del “parlare” umano, la creazione di movimenti espressivi del “corpo”, e infine l’apprendimento sociale.

MINORU KOTOKU

della Tezuka Productions

A completare l’omaggio dedicato a Tezuka Osamu, il FFF ha invitato per un incontro speciale proprio Minoru Kotoku, che ha lavorato per anni a stretto contatto con l’autore. Kotoku è nato il 4 ottobre del 1951. Nel 1978 è entrato a far parte della Tezuka Productions e ha lavorato part-time alla realizzazione dell’animazione del lungometraggio Bandar Book. Nel 1979, ha lavorato per il film d’animazione Marine Express.
In seguito, è stato manager di Tezuka Osamu. Nel 1986 ha lasciato la Tezuka Productions per la Kitty Film Company, per la quale ha prodotto film d’animazione come There are 11 people e Open the Door. Nel 1987 è tornato alla Tezuka Production, dove ha lavorato per i lungometraggi Black Jack e Jungle Emperor Leo. È attualmente a capo della Publishing Section alla Tezuka Production.

RICCARDO MANNELLI

Presente al FFF2003 con un doppio appuntamento, Riccardo Mannelli presentera’ sia il suo lavoro d’animazione mista realizzato per la Fandango (Autopsia #1) che uno spettacolo live con tanto di rappresentazione multimediale tra attori in scena, immagini proiettate su schermo e musica live (Cabaret Elettrico). Riccardo Mannelli, classe 1955, è nato a Pistoia; vive e lavora a Roma. Collabora a “La Repubblica”, dopo aver pubblicato sulle maggiori riviste nazionali ed internazionali (tra le altre: “L’Europeo”, “La Stampa”, “Il Messaggero”, “il manifesto”, “Linus”, “Comic Art”, “L’Echo des Savanes”, “Humor”, “Blue”, “Cuore”). Ha contribuito alla fondazione delle più importanti riviste satiriche, da “Il Male” a “Boxer” a “Il Clandestino” e ha diretto l’ultimo settimanale satirico finora uscito, “Il Cuore”. Ha pubblicato numerosi libri, tra i quali Nicaragua, Chilometri di chili, Carni Scelte, e Eccetto me e la mia scimmia. Come pittore ha tenuto varie mostre personali e nel 2002, ha contribuito a fondare il gruppo artistico Officine Guano. Insegna disegno dal vero e anatomia, all’ Istituto Europeo di Design, di cui coordina il dipartimento Illustrazione .

SONY IMAGEWORKS

Per la prima volta presente al Future Film Festival, questa casa di produzione ha raggiunto negli ultimi anni livelli di qualità eccezionali per quanto riguarda l’animazione in CG. La Sony Imageworks è specializzata in effetti speciali per lungometraggi e animazione di personaggi 3D al computer. Ha lavorato, tra l’altro, ai film Hollow Man, Stuart Little e Starship Troopers che hanno tutti ricevuto le nominations all’Oscar. Inoltre, ha creato tutti gli effetti speciali e i personaggi 3D per Spider-Man e Stuart Little II e ha collaborato alla realizzazione degli effetti speciali per Harry Potter e la pietra filosofale creando ad esempio il cane a tre teste in CG. Dalla creazione di personaggi fotorealistici basati su movimenti verosimili ai viaggi straordinari per l’universo, gli artisti digitali alla Imageworks hanno l’arduo compito di portare sullo schermo le idee più strampalate dei registi, che ormai si appoggiano anche a loro oltre che alle classiche e rinomate Industrial Light + Magic, PDI, Digital Domain per gli effetti speciali dei loro film. Sempre più infatti le storie hanno bisogno del digitale per essere visibili al cinema. Il topo digitale Stuart Little ha raggiunto nel sequel del film una incredibile consistenza opaca e un aspetto quantomai verosimile; la tutina di Spider-Man ha volato in alto con incredibile agilità sui tetti e sui muri dei grattacieli, mentre Peter Parker si infilava la calzamaglia rossa con spaventose metamorfosi ai polsi.

WALT DISNEY

Per la prima volta il FFF dedica una sezione degli incontri alla Walt Disney, invitando uno dei masimi artisti digitali della scena contemporanea, che lavora per il 3D per i parchi a tema Disney, la nuova frontiera della CG animation. Incontro dunque con Chris Peterson, nomination all’Oscar per il cortometraggio d’animazione Canhead, che ha cominciato la sua carriera a Hollywood come graphic artist alla Novocom nel 1983.Chris Peterson ha iniziato la sua carriera nei lungometraggi come motion control control operator e miniature set lighter nella produzione di The Nightmare Before Christmas di Tim Burton e James and the Giant Peach. Durante la sua permanenza a San Francisco Chris ha lavorato inoltre a due cortometraggi di animazione a passo uno, Slow Bob in the Lower Dimensions con Henry Selick e Canhead con Timothy Hittle, in qualità di direttore della fotografia, conquistando una candidatura all’Oscar. Il suo ultimo progetto, “The Magic Lamp”, è una attrazione stereoscopica in 3D recentemente creata per Disney Tokyo Sea. Ora lavora a un altro progetto in 3D come coordinatore artistico per la Mickey’s Philharmagic attraction per Disney World, Florida.

WETA FILM

Per la seconda volta al Future Film Festival, la Weta Film presenterà le più innovative soluzioni create per il film di Peter Jackson “Il Signore degli Anelli - Le Due Torri” che sarà presentato in anteprima italiana al FFF2003 in collaborazione con New Line Cinema e Medusa Italia. Gli effetti speciali sono stati messi al servizio di una produzione mastodontica, che ha previsto un “turno” unico per girare tutti e tre I film, mentre una post-produzione serrata poi per ogni capitolo della saga. “Ho letto il libro da ragazzo e n’ero rimasto sedotto”, ha detto il regista Jackson, “lo sviluppo della tecnologia cinematografica ci ha permesso di ricostruire il mondo fantastico di Tolkien rispettandone lo spirito”.
“Era una magia”, ha detto l’hobbit Elijah Wood, “con questo film abbiamo portato alla vita cose che esistevano solo nell’immaginazione di Tolkien”.
È questo, infatti, il miracolo di Jackson, superiore perfino a ogni conquista tecnologica utilizzata nella sua trilogia: i testi di Tolkien hanno da decenni una folta schiera di fan ed estimatori, il rischio era di scatenarne l’ira a fronte di un prodotto che fosse troppo commerciale, o di allontanare il grosso pubblico da un film che fosse troppo di nicchia. Il progetto di Peter Jackson è, invece, riuscito a mettere d’accordo tutti, in un un impegno titanico che ha attivato una troupe di 2000 persone, un cast di 20 attori protagonisti e ben 20.000 comparse, cui si sono aggiunti più di 200.000 personaggi digitali, il tutto in ambienti dove l’arredo era costituito da oltre 20.000 oggetti, costruiti appositamente per il film. Attori e comparse poi, erano vestiti e truccati con 900 armature realizzate a mano, oltre 2000 armi diverse e 1.600 paia di orecchie e piedi finti. Il tutto per creare un credibile universo alternativo, una proto Terra in cui coesistono creature demoniache, spettri, hobbit, nani, elfi e stregoni e in cui gli umani sono ancora una razza “giovane” e inesperta.